L’area archeologica di Pieve a Socana presenta i resti di un importante santuario etrusco, attivo tra il V e il II secolo a. C., il luogo sacro era posto fra la viabilità di fondovalle che connetteva il Casentino con il Valdarno, Arezzo e la Valtiberina.
La presenza etrusca è attestata dalla più grande ara sacrificale dell’Etruria (5x4m) in pietra arenaria, risalente al V secolo a. C, annoverato tra i maggiori altari etruschi conosciuti.
L’altare si trova a poca distanza dal tempio, a cui si accedeva salendo una larga scalinata i cui resti sono visibili all’interno del piccolo vano sul retro della pieve.
Sono stati rinvenuti reperti archeologici: frammenti di ceramica o vernice nera, antefisse e blocchi di pietra recanti incisioni etrusche, esposti presso il Museo Archeologico di Bibbiena e di Arezzo.
Tra VIII-IX secolo dopo Cristo, sui ruderi dell’antico tempio fu costruita una prima chiesa cristiana, con il tempo la chiesa ha subito varie trasformazioni fino ad assumere l’aspetto attuale. La Pieve di Sant’Antonino edificio sacro a Socana, rappresenta un raro esempio di architettura romanica con la particolare torre campanaria per due terzi cilindrica nella parte inferiore, ed esagonale in quella superiore.
Nella pieve di Sant’Antonino sono rappresentate tre civiltà in una successione e sovrapposizione di edifici di culto di epoche diverse: quella etrusca, quella romana e quella cristiana, così da costituire una continuità ideale tra il mondo architettonico pagano, quello paleocristiano e la pieve romanica.